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Daniela Giovannetti
(La Nazione 28 settembre 1999) |
la Repubblica, 31 ottobre 1999
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di Maria Sebregondi
(Alias.Supp. de
Il Manifesto, 13.11.1999) |
Leggiamo un lemma a caso di una nuovissima enciclopedia “ricreativa” Zanichelli, che sarà presentata stasera alle ore 18 presso la libreria Seeber di Firenze: “Nasologia scienza che studia i nasi in tutte le loro manifestazioni”, e sotto con citazioni colte da Annibal Caro a Laurence Stene a Edgar Allan Poe. O ancora: “Buchi, scienza dei; studio scientifico sulla natura, forma, dimensione e ruolo casuale dei diversi tipi di buco”, con esempi che vanno dalla ciambella all’Emmenthal, dal colabrodo al flauto. Cominciamo così a capire un po’ il senso di questa compilazione letteraria, “strana e affascinante”, come scrive nell’introduzione il filosofo della scienza Paolo Rossi, “frutto di molta pazienza e di molta intelligenza”, che giustifica la forma prescelta, “Enciclopedia delle scienze anomale con lo scherzoso sopratitolo Forse Queneau”. Perché proprio dallo scrittore francese Raymond Queneau, funambolo della casualità e dell’immaginazione nel linguaggio verbale, i due autori, Paolo Albani e PaoloDella Bella, hanno preso le mosse e per introdursi, divertendo e divertendosi, in quella zona d’ombra inesplorata, terra di confine fra le teorie pseudoscientifiche, devianti deliranti o rimosse, che sempre hanno accompagnato il cammino della scienza ufficiale, e i parti letterari più bizzarri e fantastici che hanno alimentato le valvole di sicurezza e di fuga della mente di fronte alla tediosa uniformità del pensiero logico. Con la sua carica di humour dissacrante e sulfureo, agli inizi degli anni Trenta Queneau aveva iniziato un lungo studio sui “pazzi letterari”, alla ricerca dell’insolito, del folle e del surreale nei vari campi della creatività, ma la sua “Enciclopedia delle scienze inesatte” non ha mai visto la luce delle stampe. Ci hanno pensato Albani e Della Bella a riprendere lo spirito dell’autore di Esercizi di stile, forti di una passione condivisa per l’eccentrico, la curiosità per il paradosso ludico e l’assurdo, nate forse quando insieme rimescolavano i libri e il fango dell’alluvione nella Biblioteca Nazionale di Firenze o stendevano ironici esclamativi nel “Manifesto del neofuturismo” sul finire degli anni ‘60. Poi l’uno, Paolo Albani, fiorentino, ha prediletto la parola, la fucina sperimentale del verso, della performance e della “linguistica fantastica”, fino a produrre un vero e proprio “Dizionario delle lingue immaginarie. Aga Magéra difùra; l’altro, Paolo Della Bella, fiesolano, ha seguito le vie della grafica e dell’umorismo pungente (pioniera di tanta satira politica fu la sua rivista “Ca Balà”, lanciata nel 1971), del libro d’artista, della pittura e del collage, per approdare ad una prestigiosa personale a Strasburgo, al Parlamento Europeo (gennaio 1999). Di nuovo insieme, i due amicissimi hanno intrapreso, sudando su montagne di testi e d’iconografia, questa racco1ta arbitraria di “meraviglie” dell’intelletto e del nonsense, con lo spirito arguto dei “patafisici” di Jarry, ma anche con la passione sistematica degli ordinatori di studioli manieristi per principi. La scienza ufficiale perde, nell’“Enciclopedia”, un poco delle proprie certezze e vanità, mentre definizione dopo definizione, nome dopo nome, riacquistano sapore, nel piacere della scoperta ammiccante, i dimenticati della storia, folli, geniali o sognatori, protagonisti di un processo non concluso: “Ho ancora tanti sogni arretrati sul mio comodino / sogni importanti / che ancora non sono riuscito a sognare” (P. della Bella). (Il Corriere di Firenze, 9.12.99)
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