Alcune delle tante recensioni apparse su tutti i quotidiani nazionali, moltissimi regionali e locali e su molte prestigiose riviste. 
Dalle foto alla «bibbia dell’anomalo»
                   Paolo della Bella,  artista  poliedrico

Fotografia, disegno, pittura, satira, fumetti, poesie. Adesso ci prova pure con un’enciclopedia, un tomo di 500 pagine realizzato insieme all’amico Paolo Albani, che uscirà ad ottobre per l’editrice Zanichelli, e che, chiaramente, conoscendo l’autore, non poteva che trattare delle scienze cosiddette “anomale”. Alcuni esempi? La “nasologia” cioè scienza dei nasi, la “scatologia” o scienza dei rifiuti, la “spropositologia” o scienza degli spropositi”.

E’ proprio il caso di dirlo: Paolo Della Bella ne ha fatte davvero di tutti i colori. 
Nato 55 anni fa a Fiesole, ha fondato negli anni 60 con Berlinghiero Buonarroti e Graziano Braschi, il Gruppo Stanza e la rivista d’umorismo grafico e satira politica Ca Balà. Oltre alla medaglia d’oro al Salone Internazionale dei comics di Lucca 1967, ha al suo attivo mostre personali e collettive in varie città italiane. Nel gennaio ‘99 è stata allestita una sua antologica nella sede del Parlamento Europeo di Strasburgo. Ha pubblicato vari libri fra cui: uno di poesie, Cronologia (1977), un libro fotografico su Giovanni Michelucci (1991). Sorrisi (1992) e Bugie Vere (1994), Recentemente ha avuto un gran successo con la mostra 9.9.99 “trent’anni d’ironia”, allestita all’Art Center di via de’ Servi a Firenze. Trenta le opere esposte. Fra le più recenti da segnalare i curiosi “Net-poem”: poesie realizzate con giochi di lettere che richiamano falsi indirizzi Internet.

Daniela Giovannetti
(La Nazione 28 settembre 1999)

L'Enciclopedia più pazza del mondo
di Franco Prattico

Passeggiando nei meandri dei saperi, può capitare (spesso accade) di imbattersi in strani vicoli ciechi, in costruzioni pompose e dimenticate, in bizzarre teorie che a volte celano una sorta di lucidità paranoica, altre volte un sincero, umile tentativo di portare alla luce un lavoro trascurato del reale: dalla Atlantidologia, le ricostruzioni cioè della straordinaria civiltà di un continente misteriosamente scomparso in un cataclisma planetario, di cui primo (temporalmente) responsabile fu il Platone del Timeo, alla teoria dell’uomo biurgico, una scienza che consentirebbe a ogni essere umano di «autosostenersi» ricavando ogni risorsa necessaria dal suo stesso organismo; dalla «frenologia», ossia l’identificazione delle caratteristiche cerebrali dell'individuo dallo studio delle bozze del suo cranio, alla teoria dei brevilinei, cui fa cenno Amintore Fanfani in un lavoro giovanile, che collega le dimensioni degli uomini di potere ai cicli economici di benessere o di recessione. Nel corso dei secoli ipotesi bizzarre, teorie deliranti, «scoperte» assurde si accompagnano all'esplorazione scientifica del mondo, spesso mutuandone linguaggi espositivi, mimesi delle procedure, altre volte persino portando alla luce intuizioni che solo successivamente si sono scoperte utili e forse produttive. Nel tentativo di fornire un quadro quanto più esaustivo possibile di questo variegato panorama che pullula ai margini della scienza "ortodossa", due audaci ricercatori, Paolo Albani e Paolo della Bella, con la collaborazione del fondatore dell'Istituto di Anomalistica e della Singolarità Berlinghiero Buonarroti (forse l'ultimo surrealista), hanno dato vita a una «Enciclopedia delle scienze anomale», intitolata Forse Queneau, edito dalla serissima casa editrice Zanichelli (pagg. 480, lire 58.000) e con introduzione di uno dei maggiori storici della scienza europei, Paolo Rossi. Gli autori la definiscono una «enciclopedia ricreativa». E si riallacciano a una idea e a un tentativo non compiuto di Raymond Queneau, la Enciclopedia delle scienze inesatte, nella quale il grande scrittore surrealista francese si era proposto di raccogliere il meglio del «fou littéraire», il delirio solitario dell'inventore di sistemi, dello scopritore di percorsi bizzarri, di scienze immaginarie o fallite. Queneau non riuscì a pubblicare la sua ironica enciclopedia; i due autori italiani vanno però oltre il tentativo letterario dello scrittore francese, per fornire una sorta di moderna «wunderkammer», di museo delle meraviglie e delle bizzarrie, che agli albori della scienza moderna andavano di moda in Europa, raccolte di «mostri» e prodigi di natura (e di cultura), curiose raccolte ove accanto alle «pietre figurate» (in realtà fossili), si trovava il «corno cresciuto sulla testa di una donna inglese», animali strani o esotici, feti abnormi, ma anche illustrazioni di strampalate teorie sull'origine della Terra o del Cosmo. Luoghi diretti a eccitare la curiosità e lo stupore, di cui un esemplare è ancora presente negli Stati Uniti (e forse anche altrove), illustrato in un recente libro di Lawrence Weschler (Il gabinetto delle meraviglie di mr. Wilson, edito in Italia da Adelphi). In questa Enciclopedia Zanichelli trovano quindi posto, accanto alle teorie bizzarre e chiaramente folli, anche le cosiddette scienze «alternative» (come l'omeopatia), quelle occulte, dalla parapsicologia alla magia, le scienze dimenticate, che pure nei secoli scorsi erano assurte a dignità accademica, quelle dichiaratamente ironiche e caricaturali, la fantascienza e le costruzioni utopiche, con un ampio spazio dedicato alla patafisica e alle sue derivazioni, «scienza delle soluzioni immaginarie, del particolare e delle leggi che governano le eccezioni», straordinaria invenzione di Alfred Jarry, codificata per la prima volta nel Faustroll nel 1911, una "scienza" che va al di là della metafisica, che ha costituito il terreno di prova dell'invenzione letteraria ironica, caricaturale, iconoclasta di scrittori, poeti, pittori e persino di allegri scienziati. Di cui è emblema la stessa serissima conclusione del Faustroll, dedicata a complessi calcoli matematici della "superficie di Dio", definito "punto tangente di zero e infinito". Una raccolta, insomma, ove accanto al delirio vero e proprio si incontrano proposte, discipline, filoni di ricerca che aspirano tutte al classico marchio di "scientificità", mutuandone dalla scienza "ortodossa" linguaggio, ponderosità di dimostrazioni, ma anche a volte lampi che potrebbero gettare luce su ambiti del sapere forse ingiustamente trascurati o vilipesi. Un panorama, affermano gli autori, del "meraviglioso scientifico", che va dagli innumerevoli solutori della "quadratura del cerchio" agli inventori dell'elisir della vita eterna. Del resto, nota Rossi nell'introduzione, la stessa crescita della scienza moderna - che ha segnato con l'Illuminismo la divaricazione tra sapere scientifico fondatamente provato e miti, superstizioni, convenzioni - è stata accompagnata da vistose deviazioni e persino "teorie deliranti": un fenomeno ancora attuale, se si considerano le costruzioni imbastite, anche da scienziati con marchio accademico e pubblicazioni ufficiali, sui cosiddetti paradossi della meccanica quantistica, o le interpretazioni lombrosiane (il celebre antropologo padre della criminologia, autore della teoria oggi affossata della "predisposizione innata" al genio o alla criminalità) delle ricerche sui geni. Se la scienza è una esplorazione del mondo, una mappa delle possibili (o impossibili) ricostruzioni del reale, questa enciclopedia getta una luce inquietante sui processi che accompagnano in ogni epoca (compresa la nostra) la ricerca, sul significato delle "devianze" intellettuali, aprendo interrogativi anche sul significato di "ortodossia" scientifica e sulla difficoltà a sceverare in anticipo il delirio paranoide, la fantasticheria rivestita di linguaggio dotto, l'errore metodologico o la falsificazione dei dati, dal lavoro di ricerca, spesso oscuro e che solo raramente consente la proclamazione di risultati innovativi e sicuri. Così, per far luce nel marasma della ribollente attività di "creazione" di teorie, ipotesi, dottrine, i compilatori sono costretti a ricorrere a "voci" classificanti le scienze "anomale" che elencano: dalle teorie eterodosse di scienziati mattoidi, alle invenzioni letterarie, le parodie scientifiche, la fantascienza dichiarata, le scienze alternative, quelle dimenticate o abortite, quelle che cominciano a profilarsi come possibili seri terreni di indagine, le bizzarrie teoriche di scienziati eminenti e riconosciuti, il ricorso alle scienze occulte o al paranormale nel tentativo di spiegare fenomeni reali o presunti. In ultima analisi, un panorama dell'impetuoso proliferare, sotto mantelli conclamati scientifici, della fantasia e della follia umane.
 

la Repubblica, 31 ottobre 1999
Gli scientifici meravigliosi
di Maria Sebregondi

Punti dal genio delle Wunderkammern preilluministiche, Albani e della Bella realizzano il sogno di Queneau e classificano gli scarti e i relitti delle scienze esatte. Si leggono le nuvole. con Fosco Maraini e il carattere dei pantaloni con Elias Canetti...
 

Nel variegato mondo dizionariale enciclopedico compare un nuovo tassello, prezioso e bizzarro: Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale, curata da Paolo Albani e Paolo della Bella (Zanichelli). Nell’addentrarsi in un vasto e incerto territorio ancora privo di tassonomia, dove s’intrecciano verosimile e similvero, possibile e improbabile, paranormale e fantastico, i due curatori si attribuiscono l’umiltà e lo stupore di “menti semplici da novelli Bouvard e Pécuchet, non già il rigore degli storici ed epistemologi della scienza. Ma più del quieto ardore positivistico dei due copisti flaubertiani (destinato a un’esilarante e anticipatrice «caduta delle certezze»), li anima la passione per il «meraviglioso scientifico» di un Athanasius Kircher e delle Wunderkammern preilluministiche (o postmoderne) che non teme frustrazioni perché come ogni passione si alimenta di sé stessa.
Guidati dalla lanterna magica dei curatori, c’immergiamo nel grande cono d’ombra che accompagna le scienze cosiddette esatte ed entriamo nell’universo parallelo dell’eterodosso, dell’incongruo, del mattoide, dello pseudoscientifico per follia o divertimento. Sono i borgesiani bracci ciechi dei labirinti, i percorsi mancati dei sentieri che si biforcano, ma anche gli scarti e i relitti che navigano nella corrente del sontuoso fiume che fa spesso da metafora alla scienza, come ci ricorda il filosofo Paolo Rossi nella bella introduzione.
Nume tutelare di questo viaggio è il romanziere, poeta, enciclopedista, aritmomaniaco, patafisico Raymond Queneau (di qui il titolo, divertente ma un po’ criptico), il quale lungamente lavorò a un progetto di Enciclopedia delle scienze inesatte che nessun editore volle sostenere. La vicenda ebbe un esito tipicamente queniano: il repertorio dei «pazzi letterari» -pazientemente raccolto confluì in parte nel romanzo I figli del limo e il suo autore fu incaricato di dirigere la grande e «normale» Encyclopédie de la Pléiade.
La mappatura del territorio prende la forma di un albero a dieci rami, ognuno col suo frutto che diventa il simbolo guida delle diverse voci (oltre 1100), distribuite in due grandi partizioni: le scienze anomale, a loro volta suddivise in alternative (Chiromanzia), potenziali (Limitologia), occulte (Parapsicologia), dimenticate (Frenologia); le scienze improbabili, suddivise in eteroclite (Agerasia), letterarie (Elegantologia), comiche (Spropositologia), utopiche (Fantascienza).
Particolarmente ricchi sono i regni delle scienze e teorie inventate da letterati e artisti, delle scienze potenziali, comiche e parodistiche, che sono i temi d’elezione dei curatori:
Albani, già coautore di un Dizionario delle lingue immaginarie (sempre Zanichelli) è tra l’altro un membro dell’Opificio di Letteratura Potenziale (l’OpLePo, sulla scia dell’OuLiPo francese); della Bella è un artista che incrocia linguaggi diversi, anche lui con vocazioni oplepiane; entrambi coltivano con pertinacia la passione ludolinguistica. E allora via, in una sarabanda irresistibile che va dall’Accademia degli Informi di Antonio Delfini all’Istituto di Protesi letteraria di Giambattista Vicàri, dalla Sinagoga degli iconoclasti di J. Rodolfo Wilcock alla Nimbologia di Fosco Maraini, dai Codex di Luigi Serafini alla Flatlandia di Edwin A. Abbott, passando per Poe e Manganelli, Rabelais e Daumal, Leopardi e Goethe. Si cerca il già noto e si scopre l’ignoto con crescente stupore.
C’è chi riscrive i Promessi sposi in elegante stile abbreviato (Carlo Cetti) e chi indaga la Caratteriologia dei pantaloni (Elias Canetti), c’è la Joseph Crabtree Foundation che si dedica da quasi cinquant’anni allo studio di un eminente poeta mai esistito, la Facoltà di Scienze-inutili e quella di Irrilevanza comparata. Se la Patafisica di Alfred Jarry è «la scienza delle soluzioni immaginarie, del particolare e delle leggi che governano le eccezioni», la Cacopedia di Umberto Eco è «la scienza di quelle soluzioni che, se uno non si affretta a immaginarle per malvagità e malizia, saranno ben presto immaginate da qualcuno, e sul serio e senza malizia». Nel mondo delle scienze potenziali trovano posto anche molte formulazioni serie, dalla Grammatologia di Derrida alla Bathmologià di Barthes, dall’Ecologia della mente di Bateson alla Scienza dei buchi di Casati eVarzi, dalle Scienze diagonali di Callois alle confortanti Scienze della felicità, nelle molte varianti da Epicuro a Cavalli-Sforza.
Ma il viaggio nel grande mare dell’anomalo ha anche i suoi risvolti inquietanti: se «tutte le scienze esatte sono dominate dall’idea dell’approssimazione» come diceva Bertrand Russell, quel che colpisce nel mondo paranoico dei mattoidi scienziati è quanto le scienze inesatte siano invece ossessionate dall’idea della precisione. Dalla schiera dei quadratori del cerchio all’inventore della Dominatmosferologia, la spirale delirante genera spesso derive buie e irrigidite, non ristorate dalle brezze del dubbio e dell’ironia che circolano nelle altre sezioni.
Ci si può stupire e/o irritare di trovare in questo volume voci come Omeopatia e Teologia (considerate da molti scienze di tutto rispetto), o viceversa di non trovarvi Psicoanalisi e Sociologia (considerate da altrettanti molti pseudoscienze di nessun rispetto), ma forse è questo uno dei segni della complessità del rapporto tra conoscenze e credenze, di quanto siano periclitanti e ambigui i confini che si vorrebbero sicuri.
Insomma, un’enciclopedia spiazzante e «ricreativa», come la definiscono gli autori, rivolta alla sparuta e un po’ sgangherata setta dei «cercatori di stranezze». ma anche alle vaste schiere di quelli che — scienziati o no — amano (almeno per mezz’ora al giorno, come suggeriva Einstein) frequentare l’incertezza, l’alterità, le corroboranti e generose braccia del pensiero laterale.
 

 (Alias.Supp. de Il Manifesto, 13.11.1999)

 
Scienziati impossibili

Nasce a Firenze l’Enciclopedia delle scienze anomale.  Bizzarrie e paradossi riscoperti da due artisti-studiosi Paolo Albani è un poeta e linguista molto speciale.  Paolo Della Bella, grafico,  nel ‘71 fondò la rivista di satira politica Ca Balà

 di Giovanni M. Rossi

Leggiamo un lemma a caso di una nuovissima enciclopedia “ricreativa” Zanichelli, che sarà presentata stasera alle ore 18 presso la libreria Seeber di Firenze: “Nasologia scienza che studia i nasi in tutte le loro manifestazioni”, e sotto con citazioni colte da Annibal Caro a Laurence Stene a Edgar Allan Poe. O ancora: “Buchi, scienza dei; studio scientifico sulla natura, forma, dimensione e ruolo casuale dei diversi tipi di buco”, con esempi che vanno dalla ciambella all’Emmenthal, dal colabrodo al flauto. Cominciamo così a capire un po’ il senso di questa compilazione letteraria, “strana e affascinante”, come scrive nell’introduzione il filosofo della scienza Paolo Rossi, “frutto di molta pazienza e di molta intelligenza”, che giustifica la forma prescelta, “Enciclopedia delle scienze anomale con lo scherzoso sopratitolo Forse Queneau”. Perché proprio dallo scrittore francese Raymond Queneau, funambolo della casualità e dell’immaginazione nel linguaggio verbale, i due autori, Paolo Albani e PaoloDella Bella, hanno preso le mosse e per introdursi, divertendo e divertendosi, in quella zona d’ombra inesplorata, terra di confine fra le teorie pseudoscientifiche, devianti deliranti o rimosse, che sempre hanno accompagnato il cammino della scienza ufficiale, e i parti letterari più bizzarri e fantastici che hanno alimentato le valvole di sicurezza e di fuga della mente di fronte alla tediosa uniformità del pensiero logico. Con la sua carica di humour dissacrante e sulfureo, agli inizi degli anni Trenta Queneau aveva iniziato un lungo studio sui “pazzi letterari”, alla ricerca dell’insolito, del folle e del surreale nei vari campi della creatività, ma la sua “Enciclopedia delle scienze inesatte” non ha mai visto la luce delle stampe. Ci hanno pensato Albani e Della Bella a riprendere lo spirito dell’autore di Esercizi di stile, forti di una passione condivisa per l’eccentrico, la curiosità per il paradosso ludico e l’assurdo, nate forse quando insieme rimescolavano i libri e il fango dell’alluvione nella Biblioteca Nazionale di Firenze o stendevano ironici esclamativi nel “Manifesto del neofuturismo” sul finire degli anni ‘60. Poi l’uno, Paolo Albani, fiorentino, ha prediletto la parola, la fucina sperimentale del verso, della performance e della “linguistica fantastica”, fino a produrre un vero e proprio “Dizionario delle lingue immaginarie. Aga Magéra difùra; l’altro, Paolo Della Bella, fiesolano, ha seguito le vie della grafica e dell’umorismo pungente (pioniera di tanta satira politica fu la sua rivista “Ca Balà”, lanciata nel 1971), del libro d’artista, della pittura e del collage, per approdare ad una prestigiosa personale a Strasburgo, al Parlamento Europeo (gennaio 1999). Di nuovo insieme, i due amicissimi hanno intrapreso, sudando su montagne di testi e d’iconografia, questa racco1ta arbitraria di “meraviglie” dell’intelletto e del nonsense, con lo spirito arguto dei “patafisici” di Jarry, ma anche con la passione sistematica degli ordinatori di studioli manieristi per principi. La scienza ufficiale perde, nell’“Enciclopedia”, un poco delle proprie certezze e vanità, mentre definizione dopo definizione, nome dopo nome, riacquistano sapore, nel piacere della scoperta ammiccante, i dimenticati della storia, folli, geniali o sognatori, protagonisti di un processo non concluso: “Ho ancora tanti sogni arretrati sul mio comodino / sogni importanti / che ancora non sono riuscito a sognare” (P. della Bella).

(Il Corriere di Firenze, 9.12.99)

 
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