Aprile 1971 in veste grafica
molto dimessa, «stampato in proprio. Edito dal Gruppo Stanza,
esce Ca Balà. Piero Santi che diviene anche il primo direttore,
sceglie la testata prendendo il titolo di una sua rivista Fiorentina
degli anni Cinquanta, rivista letteraria e non di satira. L’origine
del nome Ca’ Balà pare provenga da una «Fondamenta Veneziana
» e non ha nessun altro significato che l’onomatopeicità
del suono. Scrittore fiorentino amico di Gadda, Rosai e Bonsanti,
Piero Santi e un gruppo di giovani, Pietro Bertoli, Graziano Braschi,
Paolo della Bella e Berlinghiero Buonarroti, partono, lancia in resta,
con aggressività grafica e letteraria e idee molto chiare sul
tipo di contenuti e sulla satira politica che vogliono portare avanti.
Per autodefinizione si sentono figli del Maggio francese c la loro
satira è decisamente ispirata a quella d’oltralpe riconoscendo
nei vari Wolinski e Siné i propri leader, avvicinandosi come
appartenenza filosofica a Hara-Hiri, Charlie-Hehdo ed Enragd. Come
impaginazione al Cannibale di cui condividono molti aspetti.
Contrariamente a ciò che avrebbe fatto successivamente Il Male,
la satira della rivista, che dopo i primi inizi con periodicità
fluidificante ha assunto quella mensile, modificando più volte
il formato, non punta sull’evento quotidiano, ma sul costume e i vizi
che la società incorpora. Il suo discorso sia nelle vignette
dissacratrici che negli articoli scritti con lucida aggressività,
denuncia una cultura che invece d’essere di massa diventa d’élite
come i redattori stessi riconoscono.
Per un certo periodo di tempo il periodico ha sospeso le pubblicazioni.
Alla base di tutto ci sono questioni economiche. Tutti i collaboratori
si autotassano, non ci sono finanziamenti né occulti né
dichiarati e le difficoltà impongono loro un periodo di ripensamento
e riorganizzazione.
Diventata trimestrale e diretta da Franco Manescalchi, la rivista
ha ripreso il suo discorso interrotto
ma non modificato. Uno tra i vari pregi di questa pubblicazione è
quello di avere sempre avuto una linea satirica ben delineata e di
avere sempre perseguito un preciso obiettivo, non lasciandosi mai
incantare dalle sirene del consumismo, ma optando sempre per il trionfo
dell’idea piuttosto che sul trionfo dell’economia. La casa editrice,
è diventata una cooperativa, l’Editrice Centro di Documentazione Pistoia, ma il problema principale rimane sempre quello dei costi
gestionali, al vivo, e la necessità di avere una distribuzione
più capillare, tentando di arrivare anche in edicola e ritornare
alla periodicità mensile.
Tra i collaboratori della rivista, che hanno avuto poi rinomanza nazionale,
c’è primo fra tutti Alfredo Chiappori, che è passato
poi a Linus e Panorama, Maurizio Bovarini, dal tratto truculento,
che realizzerà più tardi diversi libri per le edizioni
Morgan tra cui Eia, Eia, Trallallà, un’agghiacciante realistica
revisione del fascismo in Italia, e Sergio Barletta passato poi sulle
pagine di Eureka col suo personaggio Mr. Manager dove, da competente
economista, mette in risalto le storture del capitalismo.
Ca Balà è stata la prima rivista a occuparsi dei «
diversi » quando la cosa non era affatto di moda. Da un certo
punto in avanti il marchio del periodico è divenuto un uomo
che con notevoli abilità contorsionistiche
si rimira il retto. Ma non era una sola espressione di grafismo,
anche i contenuti davano ai «diversi» il diritto al loro
spazio nonché quello di comportarsi come meglio credevano.
In un numero speciale della rivista «1968-1978 dieci anni di
invecchiamento» che fa una panoramica tra vignette, fotomontaggi
e articoli, di quanto accaduto in dieci anni, c'è inserita
una fotostatica che spiega chiaramente l’idea dei redattori: «Ca
Balà vuol dare voce alla rabbia, all’utopia, all’immaginazione
feroce. A una letteratura satirica, antididascalica, scatologica,
politica, si può concedere fiduci, basta che non consoli, che
non risolva tutto col cinismo della ragione, che non sia solo ammiccamento
intelligente fra élites illuminate!».