Gentile Giovan Battista Della Porta, si dice,
e lo si intuisce dai tanti libri che ha scritto, che Lei sia affetto
da grafomania ovvero tendenza patologica a scrivere molto e spesso,
anche senza effettiva necessità. Data questa premessa mi viene malizio-
samente da chiederLe, tramite sua pro-nipote Donatella, anch’essa
non a caso grafomane, se il trattato in otto libri sulla proprietà delle
piante che Lei chiama Phytognomonica, lo abbia scritto per le altrui
o per la Sua patologia? Con affetto.
Paolo della Bella
Perché il mio forse-avo Giovan
Battista, definito «mago e scienziato», ha scritto ben otto
libri sulla proprietà delle piante? Provo ad immaginarlo, da
forse-pronipote che ha saputo da poche settimane della sua esistenza
(da una voce simpatica che al telefono mi ha detto «Ho un negozio
di fiori, ma non voglio venderle niente… Solo sapere se lei è
per caso parente di Giovan Battista, nato nel 1535 e morto nel 1615…»). Da grafomane anche io, credo che Giovan Battista lo abbia fatto un po'
per se e un po' per gli altri. Per sé, certamente, per il gusto
di, innanzitutto di capire, poi comunicare entusiasmo, forse anche un
po' di manipolare, in senso buono, la realtà esterna. C'è
anche da dire che, probabilmente, qualche volumetto ben ci vuole per
articolare un discorso convincente su un argomento come la Phytognomonica
che spazia, mi par di capire, dalle affinità tra mondo animale
e mondo vegetale al loro significato profondo
come «segnali di virtù e malvagità».
Ma credo proprio che il mio forse-prozio amasse anche, pure questa caratteristica
di famiglia, le imprese difficili che potessero servire a migliorare
il mondo e tra «inalzar le acque per forza dell'aria» o
«condur i fiumi dalle basse valli per le altissime cime dei monti»
e trasformare l'Italia in un paese “normale” forse, forse tanta differenza…
non c'è. Infine mi piace pensare che Giovan Battista fosse anche
lui ecologista convinto: scriveva sulle piante perché le piante
gli piacevano, e sperava, dimostrandone l'utilità per gli uomini,
di salvarle da quella che lui già percepiva come una bramosia,
quella sì folle, di dominare la natura, cambiarla, distruggerla,
di far prevalere, come diceva lui, la «mecanica» sullo spirito.
Mi sembra proprio che questo amore per la natura fosse palpabile nel
suo giardino di curiosità botaniche, raffigurate nelle sue tavole
belle e inquietanti. Credo che Giovan Battista, astrologo e alchimista,
avrebbe risposto così.
Donatella Della Porta