Un gruppo di artisti giovani che si
ponga il problema di un agire alternativo rispetto alle scelte culturali
e alle condizioni di mercato esistenti, si trova di fronte a due ordini
di problemi, il primo riguarda la natura del discorso figurativo e
l’udienza a cui ci si rivolge; il secondo riguarda i canali mercantili
esistenti e il loro superamento. Gli artisti del Gruppo Stanza
si sono posti entrambi i problemi. Nel primo caso hanno (per la maggior
parte di essi, ma la composizione del gruppo mi pare ancora spuria)
scelto un tipo di discorso "diretto", quello del disegno che solo
per convenzione chiameremo "umoristico", ma che in effetti è
un tipo di disegno amaro, crudele, dissacratorio, che non lascia spazio
per la risata o il sorriso liberatorio, bensì pone il fruitore
in uno stato di disagio, di malessere, di consolazione frustrata.
E' ancora - quello della frustrazione del sistemi di attese - il discorso
dell’avanguardia in genere, ma la scelta del modulo umoristico (del
modello, solo apparente, del cartoon) lo pone a un livello
di comunicabilità maggiore, gli permette di superare il gap
tra pubblico "colto" a e fascie più vaste di possibili fruitori
di queste serigrafie.
Nel secondo caso il Gruppo Stanza si inserisce in quella che
potremmo definire la battaglia dei multipli. Il multiplo tende a distruggere
l’idea feticcio di opera unica, il cui valore, prima che estetico,
è economico, basato non sulla qualità ma dulla rarità
dell’opera; e tende ad aprire un mercato che si vuole "democratico",
dato che qualsiasi appassionato, anche senza chiamarsi Guggenheim.
può acquistare un oggetto di suo gradimento, collezionarlo,
appendenlo. Però ritengo che, in entrambi i casi, il Gruppo
Stanza a si avvolga ancora in una serie di contraddizioni, che
sarebbe sleale non mettere in luce, prima perché si eviterebbe
di fare il discorso critico che il gruppo stesso ha già iniziato,
secondo perché lo si offenderebbe anteponendo una prefazione
laudativa, come vuole la tradizione mercantile della critica, a un
lavoro che si propone invece come scopertamente discutibile, discusso
e stimolo di discussioni. La prima contraddizione è quella
che si pone tra disegni immediatamiente consumabili (buoni per frustrare
le attese di chi apre la pagina finale del rotocalco e vi cerca le
sue barzellette rilassanti) e la scelta della senigrafia, del lavoro
artigianale sulle finezze materiche, del gusto per gli spessori del
colore e la grana della carta. Certo, nessuno (e sarebbe bassa e stupida
demagogia il farlo) nega che un’opera grafica debba essere anzitutto
uno stimolo piacevole, una festa per gli occhi di cui il fruitore
vuole circondarsi perché anche la gioia è un elemento
di liberazione, Ma quando l’opera gradevole, da guardare per la festa
degli occhi, oltre che per l’eccitazione dell’intelligenza, diventa
serigrafia preziosa chiusa in un libro, sfogliabile solo per esplicita
decisione da chi lo trova sui tavolo del salotto, allora la serigrafia
è di nuovo un oggetto prezioso da collezione. E quindi il Gruppo
Stanza dovrà decidere se i suoi omiciattoli martirizzatl.
i suoi paesaggi sadici, il suo ragionevole disprezzo per i buoni sentimenti,
dovranno rimanere appannaggio di collezionisti di gusto o invadere,
che so, i muri delle strade, le piastrelle delle toelette, le vetrine
della metropolitana.
La seconda contraddizione non è solo del Gruppo Stanza
ma di tutta la corrente impegnata nella battaglia dei multipli. Perché
un multiplo, per combattere la sua battaglia contro l’opera feticcio,
deve essere anonimo e "consumabile", nel senso fisico della parola;
come un manifesto, deve essere appeso sinché piace e poi buttato,
sostituito con un altra immagine. Deve finire veramente di costituire
un valore economico per ridursi (o elevarsi) a puro valore estetico
o comunque intellettuale. Ma lo sappiamo, per fabbricare un multiplo
che costi poco, occorre lavorare in serie, e dunque smerciare attraverso
canali organizzati; e poiché i canali organizzati sono quelli
delle gallerie, le quali si rivolgono ancora agli adoratori dell’opera
unica, ecco che il multiplo continua ad essere firmato e numerato.
Col che il mito dell’opera unica non viene eliminato, ma soltanto
mitigato: invece del lavoro insostituibile per un solo ricchissimo
mecenate, abbiamo il lavoro parzialmente sostituibile per una serie
di piccoli mecenati di mezza tacca. Come fare una rivoluzione che,
anziché rendere tutti i cittadini uguali tra loro, promuova
un numero maggiore di piccoli borghesi al rango di piccoli feudatari.
Probabilmente la situazione attuale dei multipli costituisce un momento
di passaggio tra il circuito delle gallerie, "contestate" amabilmente
dall’interno (come in una Opposizione di Sua Maestà) e un circuito
diverso, di cui non si intravvedono ancora le possibilità.
Anche se queste possibilità esistono, e si chiamano volantino,
manifesto, scritta e disegno sui muri, foglio di battaglia. Ma come
chiedere gesti così eroici ad artisti che debbono pur vivere
del loro lavoro? La contraddizione non è nelle scelte
dell’artista, ma nella stessa posizione dell’artista in una economia
di mercato (forse, dall’inizio dei secoli, nella posizione ambigua
di ogni artista nella società). In ogni caso tutti questi problemi
esistono. E compito di una introduzione a un catalogo di una mostra,
che si pretende diversa, è oggi anche quello di indicare i
motivi di principio per cui dovrebbe essere più diversa ancora.