Giovanna M. Carli
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Paolo
della Bella è un patafisico.
Non lo sa, forse, ma lo è. Parlo dell’artista,
ovviamente, e delle sue realizzazioni, delle sue idee nel
campo dell’arte.
Infatti non si occupa delle regole, ma piuttosto delle eccezioni
ed
è capacissimo di porre sullo stesso piano di equivalenza l'infinitamente
grande e l'infinitamente piccolo. Non penso, poi, che creda nel
valore assoluto delle contrapposizioni convenzionali: bello e brutto,
spirito e materia, bene e male, vita e morte, bianco e nero ecc.;
ma che le comprenda tutte. Infine il dogma e la limitazione, l’intolleranza
o il fine ultimo o il riduzionismo, non gli si addice, né tantomeno
alcuna formula pretenziosamente definitiva, sintetica e globale.
Abbiamo giocato con alcuni degli assiomi della patafisica
per tentare di delineare, pur sapendo che Paolo rifugge da
ogni classificazione, l’inquieta personalità poliedrica e incoerente
di uno dei due protagonisti della mostra, quello contemporaneo. L’altro,
l’illustre, è forse un avo del primo, ma che questo dato
venga un giorno confermato da un documento d’archivio
poco interessa. Quel che più interessa è,
infatti, capire perché si
incontrano per la Festa
della Toscana 2006 un della Bella
del XXI secolo e un della Bella del XVII.
Cosa hanno in comune fra loro e cosa hanno da dire per la Festa
della Toscana?
Partiamo dal primo quesito. Gli incontri attraverso i secoli
non nascono per omonimia, nascono sicuramente per affinità intellettuale,
per simpatia e, nei casi più fortunati per empatia. Prima
di tutto però dobbiamo precisare che si tratta di una
simpatia a senso unico. Infatti parte da Paolo (Fiesole, 1944)
per Stefano (Firenze, 1610 – 1664) e non potremo mai sapere
se è
ricambiata. Il della Bella dei nostri giorni si è perdutamente
invaghito non solo dell’abilità tecnico-disegnativa
del della Bella di ieri, ma soprattutto del grande fascino
esercitato dai suoi disegni e dalle sue stampe, nella risoluzione
descrittiva del soggetto e del suo significato.
Si è scelto quale omaggio per la Festa della Toscana la
bellissima stampa raffigurante Il Mondo festeggiante. Si tratta
della descrizione della festa teatrale tenutasi nel 1661 nell’anfiteatro
del giardino di Boboli, illuminato e addobbato «ad hoc»,
in occasione delle nozze del principe di Toscana Cosimo III con
Margherita Luisa di Orleans: uno degli ultimi spettacoli medicei
e l’ultimo che
Stefano riportò sulla carta, dopo averne raffigurati
tanti e fin dall’inizio della sua carriera.
Ispirandosi alle stampe di Stefano - alcune rompicapo come
Il rebus sulla fortuna (1639 c.), altre di puro intrattenimento
intellettualistico e cortigiano, come le carte per il gioco della
mitologia, altre ad uso e consumo del cerimoniale di corte perché forniscono
indicazioni su come disporsi, ad esempio, per il carosello per le nozze di Ferdinando
II (1637) - Paolo ha trasferito l’idea della festa nella danza
di una fanciulla tutta tratto e colore (Il sottile rumore
della danza) o in quella «simulazione che copre il vuoto» ovvero
Scena di quasi tutto cielo dove una figura (Don Chisciotte?)
si libra al di sopra di una città che domina dall’alto
con una poderosa e ampia falcata danzante. Quanto è descrittivo
Stefano, tanto è sintetico Paolo: il primo in bianco
e nero, l’altro
a colori.
Il nucleo principale della esposizione è costituito da una
serie di straordinari disegni - a penna e matita - e acqueforti
che riproducono gli spazi delle rappresentazioni, così come
si sono evoluti nel tempo e nelle occasioni, accanto alla nuova
interpretazione di Paolo. Il confronto tra l’opera di Stefano
della Bella e Paolo della Bella, ha l’intento di evidenziare
i complessi rapporti tra l’«hommage» contemporaneo
alla festa in Toscana e quello storico dell’illustre incisore
fiorentino, il cui stile, brillante e accurato, è stato
spesso accostato a quello di Jacques Callot (1592-1635).
Insomma è un mero gioco estetico-storico-intellettuale vibrante
per bravura (tecnica), leggerezza (feste di nozze, parodie) e
novità:
è la prima volta che molti disegni vengono esposti in una
sede istituzionale nel cuore di Firenze, ad esempio La danza
dei caramogi e La partita a carte dei caramogi, gli unici a colori,
come opere di Stefano della Bella, attribuzione di Forlani
Tempesti, la massima esperta italiana dell’artista, che
respinge così
la precedente attribuzione a Baccio del Bianco. L’occasione
della mostra si presenta, dunque, come un modo originale e culturalmente
rilevante per sottolineare, ancora un volta, l’importanza
del 30 novembre quale giorno di festa perché, ed è bene
ripeterlo ancora, la Toscana quel giorno dell’anno 1786
abolì per
prima in Europa la pena capitale.
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