Biografia
Prefazione di Franco Manescalchi al libro di poesie 
Cronologia

 

 

Paolo della Bella è noto come grafico e redattore di Ca Balà, la rivista di satira politica che ha dato un consistente contributo di rinnovamento oltre il quadro qualunquista dell’umorismo autoctono. Proprio per questa continua presenza nei fermenti dell’underground, Paolo della Bella ha potuto trascrivere in brevi epigrammi, a partire dal 1966, le situazioni emergenti del e nel movimento e si deve precisare che si tratta di brevi composizioni assai filtrate, « tagliate »in senso surrealista, personali per il dramma morale e politico che i versi denunciano: il dramma, detto molto in sintesi, consiste nel vivere una vita ed una cultura clandestine, senza la possibilità — allo stato attuale — di renderle efficienti in una linea rivoluzionaria globale. Il dramma, indubbiamente, riguarda molti giovani maturatisi intorno al 1968, eppure in della Bella assume risvolti singolari, proprio per il complicarsi di asciutte analogie spesso distese in versi di estrema leggibilità ed icasticità.
Non è qui il caso di citare testi particolarmente incisivi, anche perché la raccolta presenta esiti uguali, ma sarà interessante per il lettore una chiave di lettura sul meccanismo analogico teso a ribaltare i significati correnti del messaggio o per «inventarne» altri, secanti una situazione di stallo. Così, per esemplificare, risulta originale il concetto di dovere-rivoluzione, la masticazione di primi piani, l’ubriacatura di inchiostro Ghestetner, le barricate d’amore. Si tratta di sintagmi che testimoniano dell’operatività di questo discorso, della sua necessità pragmatica di fronte a situazioni da rimuovere con ogni mezzo. Su questa linea si può impostare la lettura del testo, tenendo presente la sua irreversibilità, la sua datazione che aspira ai tempi lunghi nella misura in cui fa del presente un momento esemplare.
La domanda che a questo punto, dopo avere letto altri testi di poesia documento, ci si pone è questa: in che misura questo nuovo testo va oltre il grido, la confessione, il canto ed il discanto, insomma oltre la commistione fra privato e pubblico così come si è soliti leggere in molti poeti underground?
Direi che per della Bella, come per quasi tutti gli altri poeti inclusi nella collezione di Collettivo r, il salto di qualità sia individuabile nell’essere altro dal letterato: cioè nell’essere, come momento primario, operatore di cultura alternativa, ovvero popolare nel suo impianto e nelle sue finalità politiche tout court.
Si tratta di operatori che partono dalla premessa che il testo, il risultato oggettivo conta nella misura in cui riesce ad assimilare — di fatto — le motivazioni storiche e culturali. Ed è, anche quella del della Bella, una poesia «di fatto» dove la ricerca linguistica, la tensione morale sono a monte, mentre la struttura letteraria tende all’ipotassi non riduttiva, ma sostenuta da uno scarto inventico parasurrealista.
Fra i poeti di Collettivo r della Bella è il più out alla poesia e, forse, il più interno all’invenzione di « manifesti » surreali, dettati da una tensione unificata dei momenti esistenziale e politico.
Della Bella scrive come vive o, a volte, come vorrebbe e rimane alla fine, in chi lo legge, il flusso della sciarpa rossa » della contestazione. Ciò è sufficiente a dimostrare che anche la collezione di Collettivo r ha, se non altro, riempito quel «vuoto letterario» di cui parlava — in questo caso a torto — Pasolini. Le «cronologie» di della Bella, questi suoi scanditi sigilli, ne sono un’ulteriore dimostrazione.

 

 

26 giugno 1967

siamo nati da un parto politico 
noi della seconda guerra mondiale
siamo arrivati giusto in tempo
per capire il fascismo
mio padre
mia madre
i miei parenti tutti
hanno sputato nascosti
gli avanzi di parole rimaste incompiute

MERDA
non mamma
è stata la prima parola
che abbiamo pronunciato
noi della seconda guerra mondiale
nati da un parto di fuoco


Ottobre 1969

TI AMO
TI AMO TI AMO
TI AMO TI AMO TI AMO
TI AMO TI AMO TI AMO TI AMO
TI AMO TI AMO TI AMO TI AMO TI AMO

E QUALCHE VOLTA
NON ti amo NEMMENO


 

Ottobre 1969

stasera
ci siamo seduti ad ascoltare
le canzoni della lotta di classe
abbiamo invaso la stanza
di note rivoluzionarie
e gli occhi delle ragazze
non erano accessibili

 


 26 luglio 1970

ci definiscono immorali
perché rubiamo uomini di poco prezzo
noi che gridiamo slogans
davanti ai cancelli
per un anniversario che presto
festeggeremo
innalzeremo una bandiera
su una barricata d’amore
perderemo il vizio
di fumare illusioni
cammineremo su pavimenti
stampati dalle edizioni del mattino
e le nostre donne
c’incarteranno orgasmi

 


24 marzo 1971

i fiori appassiti
ed il maglione rosso
che avevamo addosso
ci distinguevano

una moda dicevano il sit-in
se tu ci fossi stata
avresti visto com’ero abile
a distinguere i colori
e gli ardori

e si cantava allora
una moda dicevano la protesta
se tu ci fossi stata
avrei alzato la tua bandiera rossa

 

 

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